mercoledì 29 agosto 2007

Come migliorare l’integrazione scolastica

L’educazione e l’istruzione costituiscono un diritto umano che possiede un potere immenso di trasformazione. E’ su questa base che poggiano i pilastri della libertà, dell’uguaglianza, della democrazia e dello sviluppo umano sociale, politico ed economico.

Nella nostra società vivono persone che, a causa delle loro caratteristiche fisiche ed intellettive, hanno bisogno di un tipo di istruzione/educazione diversa da quella normalmente impartita dagli istituti educativi.

Queste persone hanno “bisogni speciali” per cui è necessario un ambito specifico di attività operativa e di ricerca che sia in grado di soddisfare le loro esigenze: l’educazione speciale.

Dal punto di vista giuridico la legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate del 5.2.1992 N.104 ha chiarito che l’integrazione scolastica delle persone diversamente abili deve essere sostenuta e facilitata con interventi volti a superare gli stati di emarginazione, di discriminazione e di esclusione, rispettando il loro diritto di scelta degli ambiti in cui promuovere la loro crescita umana e culturale.

L’espletamento dell’educazione speciale è affidato all’insegnante di sostegno cioè ”l’insegnante specializzato” che viene assegnato alla classe in cui è inserito il soggetto diversamente abile al fine di attuare nell’ambito della classe forme di integrazione.

Dunque l’insegnante di sostegno ha un ruolo determinante nel processo di integrazione.

Tuttavia a riguardo ci sono diverse correnti di pensiero infatti: alcuni insegnanti ritengono che i principi e la prassi dell’educazione speciale perdono ogni valore se trasferiti in un ambiente scolastico normale e che sia quindi del tutto inutile uno scambio di informazioni tra questi due contesti di insegnamento; altri invece hanno compreso il valore dell’educazione speciale come terreno di prova privilegiato per il progresso delle conoscenze pedagogiche generali. Questo atteggiamento considera importantissimo lo scambio di dati tra le metodologie dell’educazione speciale e di quella normale.

Sicuramente, ciò che l’educazione speciale può offrire all’educazione normale è l’enorme bagaglio di esperienze e di sentimenti maturati dagli insegnanti che lavorano con ragazzi con esigenze particolari e disturbi nei processi di apprendimento e sviluppo.

La risposta a queste esigenze richiede, secondo il mio modesto parere, una buona dose di costanza e di creatività e l’applicazione intelligente e sensibile di vari principi psicologici.

Anche gli insegnanti specializzati nel recupero e nel sostegno possono, a loro volta, imparare dagli insegnanti di “classe”, per esempio come organizzare, motivare e “distribuire” l’istruzione per gruppi più numerosi di studenti e come valutarne i progressi.

Santilli Iuvanita

R10008

SVT Benvenuto

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